LA PRIMA MANIFESTAZIONE FIERISTICA con un COMITATO ETICO per il benessere dei cavalli.
“Equiturismo: una risorsa da valorizzare per lo sviluppo di un turismo sostenibile nel nostro Paese”: questo è il tema del convegno che si è tenuto presso il Centro Congressi Palalevico di Levico Terme venerdì 4 maggio 2007. Si tratta di un evento altamente significativo per il settore equestre, aperto dal saluto del Sottosegretario alle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, on. Stefano Boco e dall’Assessore all’Agricoltura, Commercio e Turismo della Provincia Autonoma di Trento Tiziano Mellarini. L’incontro ha segnato l’inizio di Equitrentino, la prima manifestazione interamente costruita intorno al cavallo da lavoro e da campagna e alla promozione e rivalutazione delle razze italiane da sella, che si è svolta dal 4 al 6 di maggio a Borgo Valsugana (Trento). Del tutto naturale, dunque, che ad inaugurare l’evento fieristico siano una serie di riflessioni su come e quanto il cavallo possa fare per aiutarci a riscoprire l’identità di un territorio percorrendolo nella molteplicità dei suoi tratti distintivi. Questo e non altro, può essere il senso e la pratica del turismo equestre. Inevitabili, quindi, le implicazioni di carattere politico, culturale ed economico. L’integrazione fra questi punti di vista costituisce il filo conduttore del convegno, cui hanno portato il proprio contributo esponenti delle istituzioni nazionali e locali, esperti e studiosi della materia. L’equiturismo, infatti, non è soltanto un modo di concepire e organizzare “il tempo libero”. E’ anche, e per tanti versi soprattutto, un volano potenzialmente capace di rilanciare le microeconomie locali attraverso una pluralità di iniziative al centro delle quali porre il binomio preservazione delle razze cavalline autoctone/salvaguardia degli ecosistemi. Valorizzazione dell’ambiente non è contemplazione, ma dispiegamento di volontà politiche e sensibilità culturali capaci di proporsi nelle forme di una progettualità economica senza la quale il degrado è destinato a dilatarsi nella sua espressione più visibile: la rassegnazione ad un mondo sempre più estraneo e distante dalla “naturalità” del lavoro. Coltivazioni che sono alla base dei prodotti tipici e di nicchia, produzioni agricole tradizionali, riaffermazioni di mestieri e saperi che per tanto tempo hanno saputo costruire ricchezza senza depredare la natura oggi possono tornare a svolgere una funzione immettendo nel mercato la possibilità di una diversa idea di produzione e di consumo. Non si tratta di inaugurare nuovi pellegrinaggi a passo di cavallo alla ricerca di improbabili musei del “come eravamo”, raccattando alla rinfusa scampoli di natura, tradizioni, usi e costumi che un territorio ancora conserva nelle diverse forme della testimonianza e della memoria. Al contrario, si tratta di individuare una serie di iniziative attraverso le quali l’identificazione di risorse storico-ambientali possa costituire l’ossatura di un progetto che ne riattualizzi le “tipicità” come tratto originale delle mille culture alle quali forse abbiamo dimenticato di appartenere. Di tutto questo hanno parlato:
Roberto Lavarini – Docente Sociologia del Turismo Università IULM di Milano “Il viaggiar-lento”
Carlo Severgnini – Sindaco Touring Club Italiano “L’equiturismo come opportunità di riscoperta dei centri minori, delle peculiarità eno-gastronomiche del territorio, di valorizzazione dell’ambiente naturale”
Mario Lupi – Consigliere Regione Toscana e Coordinatore del progetto di rivalutazione della via Francigena “Il ruolo del cavallo nella preservazione del territorio”
Guido Granchi – Titolare dello studio di consulenza marketing per lo sviluppo sul territorio Granchi & partners “Comunicazione e marketing dell’equiturismo in Italia”
Andrea Pausini – Financial Strategic Consultant Esor Holding S.r.l. “Equiturismo: strumenti finanziari per il futuro”
M. Paola Casali – Pedagogista Responsabile Associazione Club Cavalgiocare® “Brain Gym® tra i cavalli per il benessere e l’apprendimento: nuovi mercati per il turismo equestre”.
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Il 6 maggio 2007 presso il Centro Congressi Palalevico di Levico Terme (Trento), nell’ambito delle molteplici iniziative culturali che faranno da contorno alla manifestazione Equitrentino, il convegno “Uomini e cavalli: riflessioni intorno ad una relazione millenaria”. L’incontro, che ha visto riuniti numerosi studiosi di etologia equina e di psicologia animale, gode del patrocinio della prestigiosa Università di Padova ed affronta da molteplici punti di vista le tante e complesse implicazioni del legame di collaborazione che da millenni lega la nostra specie a quella equina. Uomini e cavalli condividono lo stesso mondo, ma lo percepiscono in modalità differenti e non solo perché siamo di fronte alla strana, misteriosa alleanza tra una preda e un predatore. L’uomo ha creato la sua storia e la sua evoluzione stando in sella a questo meraviglioso animale, nonostante che i loro organi di senso (vista, udito, tatto…) abbiano seguito vie evolutive diverse, determinando quindi una diversa interpretazione dei tanti segnali provenienti dalla realtà. Facile quindi che possano svilupparsi equivoci e incomprensioni tra le due parti del binomio equestre. Preda dei grandi carnivori, per la sua condizione originaria di erbivoro, il cavallo ha dovuto sviluppare al massimo quella capacità di intuire il pericolo e di reagire rapidamente ad esso, tale capacità è diventata per lui una sorta di “forma mentis” prevalente. Questa potenzialità mentale, unita al suo essere un animale programmato per vivere in branco, si è trasformata, nei millenni trascorsi a fianco dell’uomo, in una sorta di misteriosa capacità di cogliere i nostri stati d’animo e di entrare rapidamente in sintonia con essi, spesso amplificandoli. Chi ha avuto modo di vivere a stretto contatto con un cavallo sa quanto vasta sia la sua capacità di percepire situazioni o atmosfere particolari e di inserirsi, a volte con modalità fin troppo creative, nella vita degli esseri umani che lo circondano e che lui tende oramai a considerare membri del suo gruppo. Per poter comunicare con lui pienamente occorre dunque cercare di comprendere la sua percezione dell’ambiente e, attraverso la conoscenza, cercare di “parlare” il suo stesso linguaggio. Uno sforzo che gli uomini di cavalli hanno sempre compiuto nel corso della storia e che oggi si sta arricchendo del portato scientifico delle recenti scoperte dell’etologia. Di tutto questo e di molto altro ancora hanno parlato i relatori:
prof. Lucia Regolin “Intelligenza e cognizione negli Animali”
l’etologo dott. Francesco De Giorgio “Guidare la relazione uomo cavallo – percorsi di consapevolezza emotiva nella formazione del cavallo e nei processi di problem solving”
dott. Paolo Baragli “Significato ed importanza delle azioni”
dott. Simona Normando “Il grooming sociale nel cavallo”
dottor Carlo Barnini “Stress da trasporto: recenti acquisizioni per ridurlo”
Gianni Gamberini di Cavalgiocare ha portato le sue riflessioni sugli aspetti positivi o problematici che l’equitazione può avere nella formazione dei giovani.
E’ seguito un intervento conclusivo del prof. Odberg dell’Università di Ghent (Belgio).